Blitz all’ER.GO

Questa mattina, intorno alle ore 11, sono stati occupati con un blitz gli uffici dell’Er.go. (l’ente per il diritto allo studio) dal CopyRiot Project, un laboratorio dell’Onda Anomala di Bologna.

E’ stato aperto un confronto con la responsabile E.r.g.o. di Bologna, in cui è stato chiesto che l’ente si esprimesse sulla richiesta di rendere i libri di testo dei corsi universitari in open access, fruibili liberamente senza il copyright, ossia senza un meccanismo che privatizza una ricchezza che è invece prodotta dalla cooperazione sociale.
Di fronte alla crisi economica e sociale, le risposte istituzionali volte a fronteggiare la stessa si rivelano sempre più inadeguate e insufficienti, figlie di una concezione vetusta del paradigma produttivo del sapere. Il rendere liberamente fruibili i testi universitari è una risposta concreta ai bisogni degli studenti e dei precari dell’università, che risponde all’esigenza sempre più diffusa di riappropriazione di un reddito negato da meccanismi come il copyright e dalle forme di rendita del baronato universitario.

Di fronte a questa richiesta, è stato fissato un incontro con la dottoressa Alessi, responsabile regionale dell’Er.go., in cui l’ente si esprimerà ufficialmente sulla questione.

CopyRiot Lab

Qui di seguito riportiamo il volantino distribuito durante l’azione.

Nei mesi scorsi,in seguito alla sua nascita in seno alla mobilitazione dell’Onda, il Copy-riot Lab ha iniziato tramite iniziative, dibattiti, azioni all’interno del mondo
universitario e non, a sollevare all’interno della riflessione sulla crisi attuale un ragionamento su come le dinamiche del copyright
, e quindi del diritto d’autore e dei brevetti, costituiscano un forte elemento di diseguaglianze e di sfruttamento da parte di chi detiene le leve del potere, politico industriale o accademico che sia, sulla ricchezza sociale prodotta da tutti noi. Sfruttamento di ricchezza che si inscrive nel progetto di privatizzazione dei guadagni, in questo caso dei guadagni cognitivi, su cui questo sistema si fonda. E nell’imposizione di enormi barriere economiche all’accesso al sapere per tutti quanti quel sapere lo producono.

In questa fase in cui il mercato richiede forza-lavoro cognitiva ecco che nasce immediatamente la dequalificazione della formazione e del circuito del sapere, dequalificazione dettata dalla volontà di immettere nel circuito produttivo forza lavoro a basso costo. Il nostro sapere, la nostra capacità relazionale, il nostro inglese, la nostra capacità di lavorare in gruppo sono mercificate, sono qualità che ci valorizzano nel mercato del lavoro. Lo studente è una merce. Una merce che subisce uno sfruttamento da chi la possiede e la usa.
Sfruttamento che si va a declinare, all’interno di ciò a cui siamo più vicini, il mondo universitario, nell’appropriazione, da parte di chi detiene il potere baronale nel sistema-università, delle ricerche, degli studi, delle crescite cognitive di studenti e ricercatori. E della loro successiva messa a valore, i cui frutti però non vanno a tutti coloro che quella ricchezza l’hanno prodotta. Ma solo a chi, i famosi baroni, se ne appropria. Esempio principe è il modo in cui molti professori costruiscono i propri libri di testo, ricavandoli da giustapposizioni di tesi dei propri studenti, ordinando successivamente ai propri allievi di comprarlo e studiarlo per sostenere l’esame. Si innesca cosi un circolo vizioso secondo il quale il professore, pur non creando il libro che è frutto della ricchezza sociale, ottiene dei guadagni di rendita dalla vendita di questo.
E ora, nel mondo dell’autonomia finanziaria delle aziende-scuola e della loro apertura (svendita) alle imprese, questo meccanismo di vero e proprio furto proseguirà nel tentativo di incentivare le sinergie tra formazione ed impresa al fine di far realizzare alla seconda, sfruttando la merce-studente della prima, ingenti profitti.

E questo non è neanche il caso più eclatante di come il meccanismo del diritto d’autore, del brevetto crei forti diseguaglianze. Pensiamo solo a che tragedia costituisce per centinaia di persone del mondo l’impossibilità di poter produrre medicinali generici a basso costo, meccanismo che poi porta all’impossibilità per molti di acquistare medicine poichè il prezzo imposto dal cosiddetto Big Pharma è troppo elevato, proprio a causa del brevetto, che impedendo una riproduzione generale di un bene, ne assicura lo sfruttamento solo a qualcuno.

Tornando nel mondo universitario, il Copy-riot Lab si è proposto di spezzare il meccanismo del copyright, attraverso la distribuzione gratuita di libri di testo universitari, proiezione di film attualmente nelle sale, diffusione di materiale sfruttabile e riproducibile da tutti. Ora chiediamo con forza, occupando l’ER.GO., istituzione che dovrebbe occuparsi di diritto allo studio e invece permette, tramite i tirocini nelle aziende, le modalità di differenziazione nell’ottenere borse di studio, le differenziazioni meritocratiche, il rafforzarsi della condizione di sfruttamento dello studente-precario e delle rendite di professori-baroni e imprese.

Chiediamo oggi che tutti i libri di testo oggetto di esame siano distribuiti in open access agli studenti. Questo al fine di evitare rendite baronali sul sapere e, allo stesso tempo, di iniziare un processo di riappropriazione di quel reddito che tutti quanti, nel nostro agire quotidiano, contribuiamo a produrre.

NOI I LIBRI NON LI PAGHIAMO!

Copy-riot Lab

Leggi il report di Infoaut Bologna

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