Siamo scesi nelle strade. Ancora una volta, per riprenderci i nostri tempi, i nostri spazi e i muri della nostra città! Centinaia di student* si sono riappropriati di un luogo negato e di una socialità che sempre più manca nella zona universataria, in una sera che ha visto anche i writers riprendersi i muri grigi che lo sceriffo Cofferati nega con leggi repressive, così come era già successo nella notte bianca su Via Zamboni.
Siamo scesi nelle strade di Bologna, capoluogo del delirio securitario, centro da cui nasce l’ultimo decreto sulla sicurezza del ministro Amato, di prossima approvazione, che va a colpire le soggetività "più fragili" o portatrici di conflitto: precari, migranti, lavavetri, ambulanti, writers.
Siamo scesi nelle strade, stanchi di dover rimanere chiusi nelle nostre gabbie, siano queste posti di lavoro, stanze da 400 euro al mese, locali dove la socialità passa solo attraverso la mercificazione! Per questo ci siamo ripresi un piccolo pezzo di città, un pezzo della zona universitaria che somiglia sempre più a un ufficio di lavoro, in cui la militarizzazione non fa altro che aumentare questo sempre più soffocante senso di precarietà.
Siamo scesi per ribadire il nostro dissenso e la nostra ribellione a chi tramite legge dopo legge, telecamera su telecamera, manganello dopo manganello, vuole usercitare un controllo sugli spazi liberi della metropoli, dall’università fino alle periferie: meccanismi che lasciano sempre più spazio a formazioni xenofobe, razziste, neofasciste, come succede in piazza verdi negata agli studenti ma concessa ad Azione Universitaria.
Per questo mercoledì eravamo in piazza e per questo continueremo a riprenderci le strade e a portare conflitto in questa città!
Sono i nostri bisogni che ci muovono e che reclamano tutto ciò che ci spetta! A partire dalla strada!
Collettivo Universitario Autonomo