Anno nuovo di merda per gli studenti di Bologna

Al ritorno dalle vacanze di natale gli studenti di Bologna si sono trovanti
davanti all’ennesimo sopruso: dal 21 Dicembre tre aule studio (quella di
via acri, i greci di via delle belle arti, e quella di via Santa Maria
Maggiore) sono state chiuse dopo la scadenza del contratto che
l’università aveva con i proprietari dei locali.
Quelle aule rimanevano tra i pochi spazi in zona universitaria che oltre a dare la possibilità
di poter studiare dopo le 19 a chi lavora o a chi è costretto a vivere in doppia o in
tripla, erano anche luoghi di possibile aggregazione al di fuori
della mercificazione della socialità
. Sembra che altre sale studio saranno
aperte, all’interno però dei comprensori che quindi chiuderanno alle 19
come tutti gli altri locali dell’università.

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RECLAIM THE STREET! SCENDIAMO in strada, creiamo conflitti


La città di Bologna, epicentro del delirio securitario, continua
ad essere a metropoli dove si sperimentano nuovi apparati repressivi,
in questi
mesi si è succeduta una sequenza di sgomberi senza
precedenti, andando a colpire nel nome della legalità come al solito i
soggetti più precari,siano migranti con le 41 espulsioni dei rumeni o
gli studenti tramite i divieti antibivacco, passando per ambulanti,
lavavetri e writers. Queste politiche repressive sono diventate il
modello su cui si fondano le nuove politiche governative dei sindaci e
delle amministrazioni locali, e che mirano alla
lunga ad essere
applicate su scala nazionale come sta accadendo oggi con l’approvazione
del pacchetto sicurezza Amato, una legge già sperimentata in diverse
forme in varie città, dalle leggi sugli ultras o sulle politiche
“sociali” per i migranti o nelle “zone rosse” come accadde a Genova.