In 40.000 bloccano la città!

[INFOAUT]
Racconto di una mobilitazione infinita.
Scontri sotto confindustria e bloccata la città. In 40.000 a riprendersi il futuro.

Bologna – 30 Ottobre, giorno successivo all’approvazione del decreto Gelmini.

Ore 9,30 inizia il concentramento del
corteo indetto dagli studenti e studentesse. In piazza Nuttuno si
ritrova tutto il mondo della formazione, dalle insegnanti delle scuole
elementari, alunni e professori delle medie superiori, studenti e
ricercatori precari dell’università. La partecipazione è altissima e il
corteo raggiunge numeri di quasi 30.000 persone.


Ore 10.30 la testa inizia a muoversi,
davanti a tutti e tutte lo striscione che recita "noi la crisi non la
paghiamo" "indietro non si torna". Prima gli studenti universitari di
tutte le facoltà ribelli insieme ai ricercatori precari, a gli studenti
delle superiori, a seguire seguito il sindacalismo di base e tutte le
scuole elementari. Un’altissima partecipazione è da rilevare per gli
studenti medi. Quando il corteo raggiunge via Irnerio, la coda deve
ancora muoversi da piazza Nettuno e questo a testimonianza della
presenza di massa alla mobilitazione.

12.20 la direzione è quella di via Zamboni
cuore della zona universitaria, a questo punto i numeri sono altissimi
dal sound si dichiarano 40.000 persone. Un murales fatto nei giorni
precedenti sulle mura della facoltà di Lettere e Filosofia, fa da
sfondo alla manifestazione e ribadisce a chiare lettere i cori che
cantano "Questa crisi non la paghiamo!". Il decreto è stato approvato
ma la mobilitazione non sembra intenzionata a fermarsi.

L’obiettivo dichiarato di oggi è la confindustria, vista dai
manifestanti come il grande burattinaio di tutte le riforme e come il
volto nascosto che cerca di trasformare le università in fondazioni e
in merce il sapere. Il percorso però non è autorizzato ad arrivare
sotto la sede cittadina degli industriali. Ma i numeri e la volontà di
esprimere la propria rabbia fin davanti agli artefici della crisi che
sta mettendo in ginocchio il paese, sono tali che è impossibile da
contenere.
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Assemblea d’Ateneo a Santa Lucia

Giornata importantissima quella di oggi per il Movimento No Gelmini
bolognese
.
Una giornata iniziata alle 15 e tuttora in corso, con
un’aperitivo degenerato in notte bianca all’interno della facoltà di
Scienze Politiche che rimarrà aperta fino a tarda notte.
Una giornata che
ha fornito uno spartiacque definitivo tra chi veramente è in lotta e chi
punta solamente a strumentalizzazioni politiche nella speranza di fare
defluire chi oggi si batte contro il decreto Gelmini-Tremonti (soprattutto
Tremonti) all’interno delle proprie belle organizzazioni istituzionali.
Ma
andiamo con ordine.
Alle 15 l’aula magna di via Castiglione viene riempita
da una composizione eccedente di soggetti in lotta. 3000 persone circa,
presenti docenti e ricercatori precari, studenti e personale
tecnico-amministrativo.

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Assediato il rettorato. In 4000 bloccano la stazione!

Bologna – Alle 9.00 in piazza Verdi sono circa un migliaio gli studenti pronti a gridare No Gelmini,

e  pronti a dirigersi verso il Rettorato. Il corteo parte dalla storica piazza di tutte le proteste universitarie di Bologna, con lo striscione di apertura su cui è scritto "dalle Facoltà in rivolta – Indietro non si torna!". Immediatamente il serpentone che si snoda lungo le vie della zona universitaria si ingrossa sempre più. Arrivato davanti all’ingresso del Rettorato intonando slogan contro la riforma dell’istruzione Pubblica e ribadendo che questa crisi gli studenti non sono disposti a pagarla, la massa invade la sede principale dell’Università, non prima di aver lanciato sui muri vernice rossa e petardi.

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Anche Como è contro la Gelmini!

Anche a Como la Gelmini è riuscita a fare il miracolo.

In una città che
da anni non vedeva nascere un movimento autorganizzato di contestazione che
non trattasse di argomenti strettamente cittadini, la controriforma
ciellina
ha portato un centinaio di ragazzi del liceo scientifico Giovio,
del classico Volta e del liceo delle scienze sociali Ciceri a riunirsi allo
scopo di lanciare una piattaforma di lotta all’interno della città.
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