CONTRO LE RONDE GLI STUDENTI DIFENDONO LA ZONA UNIVERSITARIA

Martedì 6 maggio si è svolta
una giornata di azione contro la repressione e il controllo, contro la
militarizzazione della zona universitaria ma soprattutto contro le
ronde finiane capeggiate dal deputato Raisi e dal consigliere Bignami.
Dalle 22 una trentina tra studenti di Azione Universitaria, ex
poliziotti, e singoli cittadini giravano per le vie di Bologna in
gruppi da 4 o 5 armati di cellulare e macchina fotografica per
pattugliare e controllare il centro e la periferia di Bologna.

ADDIO NICOLA

La sera del 1 maggio a Verona, Nicola Tommasoli è stato brutalmente picchiato da un gruppo di neonazisti.
Entrato in coma il suo corpo ha cercato di resistere fino al pomeriggio del 5 quando purtroppo il vasto ematoma, causato dai calci, gli ha provocato la morte.
Morire per futili motivi mette rabbia.
Morire perché un gruppo di balordi accecati dalla loro idiozia pensa di essere superiore a tutto e tutti ne mette ancora di più.
I giornali hanno raccontato l’aggressione subita da Nicola contornandola di commenti banali e strumentali. Preferiamo, per adesso, non fermarci più di tanto sulle dichiarazioni del ripulito-fascista, neo presidente delle camera, Gianfranco Fini, che in queste situazioni non riesce nascondere il suo lato più becero, dal punto di vista umano e politico. L’unica certezza in questa assurdità è che 5 nazisti hanno picchiato a morte un giovane, 5 nazi-ultrà hanno massacrato un ragazzo che era a terra ed ora cercano di nascondere la loro aggressione mascherandola per rissa. 2 dei nazi avevano precedenti per altre aggressioni.
Sempre futili motivi.
Picchiare qualcuno perchè mangia un kebab o indossa una maglietta di una squadra di calcio del sud o perchè semplicemente è “diverso” non è un fatto politico, sono ancora “futili motivi”…
La scuola dove questi balordi hanno coltivato le loro idee la conosciamo, “Veneto Fronte skinhead” e curva del verona, luoghi dove razzismo e intolleranza vengono esaltati come valori. Si scaricano la colpa questi vigliacchi, cercano di graduare le responsabilità rinnegando anche la loro appartenenza a gruppi nazi per cercare di uscirne puliti ma noi conosciamo benissimo il loro gioco e anche se la cosiddetta giustizia bilancerà la loro colpa per noi rimarrà eguale, come eguale dovrebbe essere la loro punizione.

Esprimiamo tutta la nostra solidarietà alle persone che erano vicine a Nicola e al ragazzo aggredito insieme a lui ribadendo la nostra posizione contro tutti i tipi di fascismi e contro questo clima politico che protegge ed esalta l’odio razziale.

Sola rabbia nessun perdono.

Collettivo Universitario Autonomo 

L’OPPOSIZIONE ALLA GUERRA NON SI PROCESSA


Assemblea cittadina Martedì 6 maggio ore 20.45 Sala del Baraccano, via
Santo Stefano 119

Il 20 marzo 2003 ha avuto
inizio la guerra di aggressione contro l’Iraq, scatenata
dall’amministrazione USA per costruire un nuovo ordine mondiale con gli
obiettivi di controllare direttamente le risorse petrolifere mediorientali
e rispondere con una sorta di keynesismo di guerra ad una pesante
recessione economica, una guerra legittimata con la menzogna alla quale
successivamente ha partecipato il nostro paese in sfregio all’articolo 11
della costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa
alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle
controversie internazionali” dimostrando una volta ancora la sua completa
subalternità alle pratiche di dominio imperialiste.

L’invasione
dell’Iraq ha portato alla morte di un milione di irakeni; da quella
guerra infausta ed infame, promossa -come il colonialismo di fine ‘800 –
con il pretesto della guerra per la civiltà, hanno avuto luogo le
torture di Abu Ghraib, lo sterminio con le bombe al fosforo di Falluja, i
campi di concentramento a Guantanamo e nei paesi satelliti, le
extraordinary rendition cioè i rapimenti, le sparizioni e le torture
diffuse (in Italia il caso di Abu Omar), il Patriot act e la sospensione
dello stato di diritto. Quella guerra è servita a legittimare una sorta di
stato di emergenza permanente, in cui la riduzione del conflitto sociale e
dell’antagonismo politico in problemi di ordine pubblico sono state le
risposte del potere per tentare di annichilire quell’eterogeneo movimento
antisistema che ha messo in crisi le logiche e le pratiche di dominio e di
controllo.
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