Nella giornata di sabato 27 febbraio si è tenuta al Laboratorio Occupato Crash! l’assemblea nazionale degli studenti medi.
L’appuntamento è stato organizzato con una plenaria iniziale dove è
stato presentato il piano della giornata e si è tratteggiata la
continuità della produzione di discorso con le precedenti assemblee
nazionali ed una valutazione positiva della giornate di mobilitazione
nazionali del 19 e del 20 febbraio che, nelle diverse forme rispetto
alle singole dinamiche territoriali, hanno portato ancora una volta
alla ribalta la voce delle studentesse e degli studenti contro la
riforma Gelmini e contro la crisi tematizzando il discorso forte della
riappropriazione di spazi, tempi e desideri. Consapevoli della forza
espressa nelle settimane di mobilitazione con le occupazioni, i cortei
non autorizzati, i blocchi stradali, ci si è poi soffermati su una
breve genesi del percorso che negli anni ha portato alla riforma
Gelmini a partire da quella che fu la riforma Zecchino-Berlinguer senza
differenza di colore politico e sulla necessità di continuare ed
approfondire l’analisi in merito al ruolo della scuola nella società e
sulla continuità del movimento in vista della primavera. Ci si è quindi
divisi nei due tavoli di lavoro dove gli spunti iniziali sono stati
tematizzati in maniera più approfondita. I due workshop erano così
costruiti: il primo su analisi della scuola in tempi di crisi e
riforma, il secondo su riappropriazione e continuità del movimento.
Nel primo tavolo le varie delegazioni, a partire
dall’analisi della riforma e del contesto di crisi che attraversa il
nostro paese, si sono soffermate sul ruolo di disciplinamento che la
scuola svolge nella società. A partire dalla legge sull’autonomia
scolastica che apriva la strada alla concorrenzialità tra gli istituti
si è aperto il varco per le riforme susseguenti. Con i vari ministri
Fioroni, Moratti e Gelmini abbiamo visto tagliare sempre più fondi al
comparto della pubblica istruzione, l’apertura all’aziendalizzazione
degli istituti, la gerarchizzazione del corpo insegnanti con sempre
maggiori differenze salariali, l’aumento a livelli vertiginosi della
precarietà lavorativa e di vita degli stessi, la cassa integrazione per
il personale scolastico, l’istituzione della figura del
dirigente-manager capo assoluto al posto del preside e il dilagare di
tendenze di razzismo istituzionale come il tetto alla presenza di
migranti nelle classi. Inoltre la bocciatura col 5 in condotta, le
continue minacce di sospensione, l’assillante pressione per il
mantenimento della normale routine al fronte di un desiderio di
formazione incompatibile con la rigida disciplina scolastica, sono solo
alcuni aspetti di queste politiche che vogliono impedire l’espressione
di una voce critica e annullare il libero pensiero. A partire da questi
dati di fatto diventa chiaro il disegno di disciplinamento della
composizione studentesca sempre più irreggimentata da tempi di studio
assillanti e standardizzati che inseriscono in pieno la scuola dentro
il meccanismo di precarizzazione della forza-lavoro. E’ stato sentito
comune il percepire la scuola come il passaggio obbligato che future
generazioni di precari e precarie devono affrontare per rispondere in
maniera sempre più adeguata alle esigenze del mercato del lavoro e del
disciplinamento sociale, dove ogni forma di dissenso viene stroncata in
nome del pensiero unico del razzismo istituzionale e della competizione
tra soggetti sociali che garantisce la riproduzione del sistema e il
contenimento delle insorgenze e delle insubordinazioni in tempi di
crisi; una crisi che continuano a pagare gli studenti e i precari
mentre chi l’ha creata, grazie ai meccanismo sovraesposti, continua a
godere dell’impunità e dei suoi guadagni. Continue reading