In questi giorni nell’ateneo bolognese si sta verificando un gravissimo episodio di censura e di negazione della libertà di espressione:
in data martedì 29 Aprile è stata organizzata un’assemblea pubblica, per discutere sul boicottaggio della Fiera del libro di Torino che si svolgerà a Maggio, con la partecipazione del comitato promotore della campagna (Comitato Free Palestine), un’esponente dell’Unione Democratica Palestinese e il docente dell’università di Torino Gianni Vattimo (tra i primi firmatari dell’appello in favore del boicottaggio).
La richiesta di un luogo all’interno delle strutture universitarie per ospitare l’evento è stata negata con prese di posizione pubbliche sia dal preside della facoltà di Lettere e Filosofia (Sassatelli) che dal rettore Calzolari, che ritengono illegittima una contestazione all’invito allo stato d’Israele
come ospite d’onore alla kermesse torinese, definendola una posizione antidemocratica. Noi invece riteniamo che questo invito vada contestato perchè si tratta di una scelta politica ben precisa: quest’anno infatti ricorre il 60° anniversario della Nakba, la catastrofe che vide la cacciata dalla propria terra della popolazione palestinese, con migliaia di morti, decine di migliaia di profughi, centinaia di villaggi distrutti; con quest’invito si vuole mascherare questa tragedia che si protrae tutt’oggi, col popolo palestinese sottoposto a regime d’apartheid, costretto a sopravvivere in un territorio trasformato in una sorta di C.p.t. a cielo aperto.
Dunque invitare Israele in questo contesto è una precisa scelta di parte, e lo schierarsi contro di essa n solidarietà alla Palestina non vuol dire contestare una cultura, ma la strumentalizzazione
politica che di essa si farà nella Fiera del libro.
Per l’ennesima volta l’università si fa portatrice di saperi di guerra, dando spazio unicamente alla produzione di un pensiero unico neo-liberista atto a giustificare, legittimare e riprodurre un presente fatto di una guerra globale permanente all’esterno ed una sempre maggior precarizzazione e controllo sociale all’interno. Riteniamo invece che l’università debba essere uno spazio pubblico, aperto e plurale, di dibattito e confronto, in cui il sapere venga vissuto non come staticità, ma come conoscenza per il cambiamento.
Chi presenta il sapere come neutro ne mistifica l’ontologia: il sapere è sempre di parte, una visione del mondo, ed è dunque anch’esso campo del conflitto.
Dunque rivendichiamo appieno la nostra scelta di parte, partigiana, di schierarci con la resistenza del popolo palestinese all’occupazione, cercando di rompere l’isolamento internazionale alla loro causa con una mobilitazione dal basso che sappia portare la nostra solidarietà in piazza a Torino il 10 Maggio.
Se il rettore non farà passi indietro dalla sua decisione di negarci uno spazio dove svolgere l’assemblea, noi prenderemo ugualmente parola, contrasteremo questo abuso di potere arrogante, liberticida, oscurantista (e questo sì antidemocratico) in maniera attiva, garantendoci comunque uno spazio nella facoltà di Lettere e Filosofia, rivendicando la legittimità di essere al fianco della resistenza del popolo palestinese.
C.U.A. (Collettivo Universitario Autonomo)