Il 23 Maggio il Collettivo di Scienze Politiche di Padova ha
RI-OKKUPATO il Lab. FUO.CO. per riaprire la questione degli spazi
sociali a Padova.
L’occupazione è avvenuta proprio
ad un anno dallo sgombero che aveva chiuso l’esperienza del Fuo.Co. In
un anno nulla è cambiato.
Da Bologna il C.U.A. e il
collettivo Spa hanno partecipato a questa iniziativa che ha permesso a
student* e precar* di riprendersi uno spazio fuori dalla logica del
mercato e del consumismo in una città governata dal diessino Zanonato
che ha sempre più i colori autoritari della Bologna dello sceriffo
Cofferati.
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Padova, 30 maggio 2007
COMUNICATO DEL COLLETTIVO SCIENZE POLITICHE PADOVA SULLO SGOMBERO ARMATO DI SCIENZE POLITICHE IN VIA DEL SANTO
Mercoledì
30 maggio siamo entrati in orario di chiusura nel palazzo di Ca’ Borin
in via del Santo, sede della facoltà di Scienze Politiche di Padova,
per tenerla aperta durante la notte e fare una festa studentesca. Alle
19:30, senza nessuna trattativa in corso, la Celere di Padova in
assetto antisommossa, su ordine del rettore Vincenzo Milanesi, ci ha
sgomberato violentemente trascinandoci uno per uno fuori dalla facoltà,
colpendo con calci e pugni alcuni studenti e provocando tre feriti.
La
festa di ieri sera avrebbe dovuto chiudere il ciclo di seminari di
autoformazione "Capitalismo postmoderno e nuovi ingranaggi di
controllo", organizzato presso la facoltà di Scienze Politiche dal
collettivo scienze politiche – Lab. FUO.CO., che ha visto la
partecipazione fissa di decine e decine di studenti, a testimonianza di
quanto sia realmente sentita l’esigenza di produrre percorsi
conoscitivi autonomi slegati dalla didattica ufficiale.
L’iniziativa
si inseriva inoltre nella campagna "Diritti sicuri" contro la gestione
securitaria e repressiva, da parte dell’amministrazione Zanonato, delle
contraddizioni e dei conflitti sociali che attraversano questa città:
ultimi esempi ne sono stati lo sgombero e la costruzione di veri e
propri muri sulle entrate del Lab. FUOri COntrollo di via Locatelli,
avvenuti la settimana scorsa.
Muri che ieri
stesso abbiamo abbattuto simbolicamente per denunciare che l’idea di
sicurezza di questa amministrazione serve solo a giustificare controllo
sociale e persecuzione delle diversità.
Le feste di
Ca’ Borin hanno permesso negli anni a centinaia di studenti di
partecipare e vivere la propria università in modo diverso, e di
riprodurre una socialità alternativa ai circuiti commerciali
conquistando spazi e tempi di comunicazione e relazione che
l’università riformata nega da troppo tempo.
Tutto
questo è diventato un problema di ordine pubblico per il rettorato, che
ha deciso, per la prima volta nel dicembre scorso, di ordinare alla
questura l’intervento della celere per sgomberare militarmente i locali
della facoltà e perseguire così la politica di tolleranza zero nei
confronti dei progetti e dei conflitti portati dagli studenti nel cuore
dell’università.
La linea del rettore di
centro-sinistra, così come quella del sindaco di Padova, rappresenta la
peggiore sintesi delle politiche securitarie delle sinistre al governo:
chiusura e sgombero degli spazi sociali, denunce, costruzione di muri,
esclusione e neutralizzazione delle differenze sociali e culturali.
Ieri
sera il nostro conflitto si è riversato in piazza delle Erbe, quella
dei divieti e della chiusura anticipata dei bar per motivi di "decoro"
e "ordine pubblico". Ma non è finita qui. Non bastano muri, manganelli
e denunce a fermare il nostro desiderio di conflitto.
I nostri desideri restano sempre gli stessi. E anche noi.