Il
movimento francese ha riempito questo 2006 di una musica diversa,
che in tante e tanti, nel resto d’Europa, hanno subito riconosciuto.
La musica del conflitto, della differenza, della discontinuita’.
Il “marzo francese” e’ stato caratterizzato da una potenza
straordinaria, da una capacita’ inedita di produrre decisione comune,
dai blocchi e dalle invasioni metropolitane dove si e’ praticata
una riappropriazione senza precedenti dello spazio e del tempo:
una scossa tellurica che ha fatto tremare De Villepin e Chirac.
Ma questo “marzo” e’ stato segnato anche dall’incontro
di lingue diverse, dalla partecipazione di una soggettivita’
nomade europea in lotta, che in Francia e’ venuta a condividere
gli sforzi, la necessita’ del conflitto e l’autonomia del
progetto, imparando dal desiderio e dalla rabbia, dalla
passione e dall’intelligenza che si e’ espressa in questi mesi.
Le “facolta’ ribelli” italiane hanno ingaggiato la loro
battaglia durante l’autunno trascorso, in un paese dove la precarieta’
del lavoro e l’impoverimento dei contenuti e delle condizioni di
studio dilaga da anni, grazie a leggi e riforme trasversali ai diversi
schieramenti di governo. Contro il disastro riformistico che ha
coinvolto in questi anni l’universita’, la scuola, la ricerca si
e’ costituita’ la soggettivita’ in lotta che avete riconosciuto
nelle vostre assemblee e nei vostri cortei. Le facolta’ ribelli
dell’autunno italiano hanno raggiunto Parigi, lottato al fianco
del “marzo francese”, sentito la stessa speranza, praticato
la stessa rottura.
La marcia indietro sul Cpe sicuramente ci consegna un dato ambiguo
e parziale e nello stesso tempo un passaggio enorme e’ stato compiuto.
Nulla di tutto cio’ sarebbe stato possibile senza la radicalita’
dello sciopero metropolitano, del blocco, senza
la capacita’ degli studenti francesi di trascinare con se precari
e lavoro dipendente, sindacati e societa’ civile.
Quanto e’ accaduto e sta accadendo in Francia e’ una novita’
straordinaria, una discontinuita’ eccellente con cui fare i conti:
di qui in poi un nuovo ciclo di lotte si e’ aperto!
Sappiamo di una storia sindacale coraggiosa e piena di invenzione,
una storia rivoluzionaria.
IWW, il sindacato statunitense che agli inizi del ‘900 ha
organizzato le lotte dei nuovi, “selvaggi”, lavoratori
dequalificati: una storia nomadica che in molti modi parla della
MayDayParade.
Nella consapevolezza di essere oggi, al pari vostro, i nuovi lavoratori
selvaggi del sapere e della conoscenza, abbiamo deciso di rimetterci
in viaggio, di raggiungere di nuovo Parigi, di partecipare alla
MayDayParade parigina. La sfida, infatti, al seguito delle battaglie
decisive che hanno attraversato le facolta’ europee (tanto italiane,
quanto francesi) e’ quella di immaginare nuove forme di
comunicazione, di condivisione di pratiche e di contenuti,
di elaborazione di campi di vertenza comuni. Va da se’,
quindi, che grande importanza assume per noi, non solo la Parade
che partira’ da Pigalle, ma l’assemblea europea del 2 maggio. Un’occasione
per declinare socialmente, a partire dalle lotte concrete sul terreno
della precarieta’ e della formazione, un nuovo tessuto di relazione.
Saranno tante le facolta’ italiane che organizzeranno pullman: Roma,
Bologna, Venezia, Padova, Torino, Trento, Trieste, Pisa, Milano,
Napoli, Cosenza, Verona, Cagliari. Una lunga carovana attraversera’
i confini gridando il suo no alla precarieta’, qualita’ e carattere
condiviso dei saperi. Saranno anche tanti i precari e i migranti
che prenderanno parte a questa nuova sfida.
Europe, debout! Réveilles-toi!
Nella gioia, nella rabbia, fuori dal ricatto!
Studenti e precari dalle facolta’ e dalle scuole ribelli