Oggi, 25 febbraio 2006, il precariato cittadino libera da anni
di abbandono e muffa uno dei luoghi dell'abbandono del territorio
bolognese. Con l'occupazione dell'ex-mensa di San Donato vogliamo
porre sotto gli occhi della citta' il vergognoso stato in
cui versa ora questo luogo, che per anni ha saputo fornire un servizio
sociale significativo a tutto il quartiere.
In una citta' in cui sotto le bandiere della lotta al degrado
e della legalita' si consumano troppo spesso attacchi a semplici
comportamenti e alle legittime rivendicazioni di migliori condizioni
di vita, ci troviamo a constatare come prima di tutto il degrado
sia, per quelli che come noi di questa citta' costituiscono
e producono la maggiore ricchezza, quello della continua sottrazione
di ricchezza sociale impostaci da politiche di privatizzazione e
di abbandono.
Ogni giorno pezzi della citta' vengono rimossi, ci vengono
negati; ogni giorno scopriamo nuovi edifici che potrebbero soddisfare
bisogni e desideri del composito precariato cittadino ma che vengono
lasciati vuoti.
Assommano a 1.600.000 euro i soldi che quotidianamente la massa
degli studenti, fuori sede e non, versano nelle casse della grassa
Bologna; nulla, a livello di servizi e condizioni di vita, ci viene
restituito dall'amministrazione di questa citta'.
Oggi con questa occupazione noi studenti bolognesi vogliamo portare
sotto gli occhi di tutti la nostra volonta' di prenderci carico
di processi di riqualificazione dal basso di un tessuto cittadino
troppo spesso affidato solamente alla ipermilitarizzazione delle
piazze (vedi piazza Verdi, divenuta, da luogo di socialita'
e vita studentesca, nient'altro che un presidio militare)
e alle speculazioni immobiliari delle lobby di potere.
Come Collettivo Universitario Autonomo, oggi, vogliamo riaffermare
il bisogno del precariato studentesco di un luogo di produzione
di socialita' e cultura altra, in una citta' sempre
piu' carente di spazi sociali, negati ad esempio dallo sgombero
di esperienze di autogestione come quella dell'aula di piazza
Scaravilli.