Primo numero del foglio del Collettivo Universitario Autonomo,
C.U.A.zine vuole essere momento di riflessione collettiva e di costruzione
di spazi comunicativi in cui andare a declinare tutte le sfaccettature
di una lettura di parte, antagonista, del mondo universitario e
non.
E' stato un caldo autunno quello che abbiamo passato quest'anno;
mesi di lotte, manifestazioni e occupazioni che in tutta Italia
hanno visto riemergere con determinazione la soggettivita' studentesca.
Un movimento nato in occasione della mobilitazione su scala nazionale
contro l'approvazione definitiva del d.d.l. Moratti, un ulteriore
tassello del progetto ormai quindicinale di trasformazione del mondo
della formazione in fabbrica sociale, come luogo della produzione
e riproduzione dei rapporti sociali di sfruttamento basati sulla
precarieta' lavorativa ed esistenziale. Un movimento che con forza
e determinazione ha saputo opporre l'antagonismo studentesco, con
pratiche di riappropriazione di tempi, di spazi e di saperi.
Bologna e' stata protagonista di uno dei momenti piu' alti della
mobilitazione sia nell'elaborazione teorica che nella messa in pratica
di percorsi di rottura con l'esistente e, in questo caso, con il
futuro che ci e' stato imposto dall'alto. Dalle occupazioni delle
facolta' di Lettere, Scienze Politiche e Giurisprudenza, momento
primo di riappropriazione di tempi e spazi, si e' subito manifestata
la capacita' di allargare l'ambito della mobilitazione: innanzi
tutto investendo il sistema universitario nel suo processo di aziendalizzazione,
dalla legge Ruberti sulla autonomia finanziaria dell'89 alle leggi
Moratti, passando per la riforma Zecchino-Berlinguer varata dal
centrosinistra; in secondo luogo, leggendo l'universita' come luogo
della produzione di precarieta' e, conseguentemente, allargando
il piano del discorso (critico) a tutti quegli ambiti di vita che
fanno dello studente universitario un precario (in formazione):
dalla mensa, alla casa, al desiderio di una socialita' liberata
da logiche di mercato, ai saperi e alla cultura. Quest'ultimo ambito
della mobilitazione ha portato il movimento studentesco a rivendicare
al fianco degli altri soggetti precari (migranti e lavoratori) i
propri bisogni come nuovi diritti da conquistare attraverso la riappropriazione
diretta e il conflitto sociale dal basso. L'impatto di questa dirompente
onda d'urto ha prodotto momenti di conflitto anche radicali con
le istituzioni, nazionali e cittadine, riuscendo a portare all'ordine
del giorno dell'agenda politica nazionale temi sociali di rilevante
emergenza e importanza, ma sino ad allora taciuti, come quello della
situazione abitativa. La forza e la volonta' dei discorsi portati
avanti hanno dovuto, pero', subire in piu' occasioni la sorda risposta
dei manganelli e della repressione che contraddistinguono indifferentemente
i governi, locali e nazionali, di centrodestra come di centrosinistra.
Nonostante il calo della mobilitazione sia a livello locale che
nazionale, niente e' andato perso della ricchezza prodotta dal movimento,
dalla realta' delle analisi alla determinazione e radicalita' delle
lotte. Si e' cosi' sedimentato un importante patrimonio di esperienze
di lotta dal quale poter e dover ripartire verso la liberazione
dei tempi di vita e dei modi del sapere, attraverso la riappropriazione
diretta degli spazi e dei luoghi necessari all'auto-determinazione
dei nostri percorsi di vita come studenti e alla condivisione, libera
circolazione e produzione dal basso di nuovi saperi che sappiano
scardinare il meccanismo perverso della formazione/lavoro, ponendosi
nei termini di una continua riflessione critica dell'esistente e
di quanto ci viene propinato quotidianamente da quegli esamifici
a pagamento che sono oggi le universita'.
Da queste esperienze, e con la determinazione di difendere e moltiplicare
tutto il patrimonio di lotte che si e' fin qui manifestato in ambito
universitario bolognese e' nato il Collettivo Universitario Autonomo,
un gruppo di studenti di varie facolta' uniti dalla condivisione
delle pratiche e delle analisi sviluppate dal movimento studentesco
in questi mesi e decisi a praticare e diffondere l'antagonismo studentesco
come strumento di liberazione dai ritmi e dai contenuti imposti
dal sistema universitario di produzione/alienazione.
In continuita' con le passate esperienze, il C.U.A. si propone
di essere e promuovere istanze e saperi critici all'interno dell'universita'
nonche' del piu' ampio contesto cittadino e di lottare per la riappropriazione
del tempo di vita che ci e' sottratto dall'organizzazione aziendale
dell'universita', primariamente attraverso la liberazione di spazi
e tempi all'interno del contesto universitario, nei quali soddisfare
i nostri bisogni di studenti, basando sempre il nostro agire sull'autorganizzazione,
intesa come metodologia decisionale basata sul confronto/dibattito
totalmente orizzontale in assemblee che sono il luogo in cui sviluppare
collettivamente la nostra progettualita'.
Nell'universita' consegnataci dal DDL Moratti, in continuita' con
le riforme precedenti, proprio sulla questione dei tempi e dei luoghi
di noi studenti si gioca infatti una partita importante della possibilita'
e capacita' di lottare per lo scardinamento del sistema accademico
nel suo complesso. Stritolati tra la spasmodica accumulazione di
cfu, rincorrendo decine di micro-esami ogni anno, sotto il costante
ricatto di non accedere alle ridicole borse di studio, spesso costretti
in contemporanea a lavori precari per mantenere i costi troppo alti
di affitto, tasse universitarie, etc., abbiamo perso parte della
nostra capacita' di organizzarci per rivendicare l'accesso a quella
ricchezza che a Bologna contribuiamo largamente a produrre e alla
quale non abbiamo accesso, per costruire un sapere autonomo che
porti il segno del nostro essere antagonisti, in aperta rottura
con ogni tentativo di ricerca del profitto e di controllo nel mondo
universitario. Una componente, quella studentesca, costretta a farsi
spazio a suon di occupazioni per riconquistare il terreno sottrattole
dall'incalzare della ricerca del profitto nell'atto stesso dello
studio, vista la mancanza cronica di luoghi d'autorganizzazione
slegati dalle varie mafie associazionistiche per cui una manciata
di iscritti, e di denari, vale piu' dei bisogni insoddisfatti della
totalita' di noi studenti.
Per molti questo hanno significato le esperienze delle facolta'
occupate e dell'AULA Scaravilli, questo era cio' che altri non potevano
tollerare: unanime la scelta del consiglio di facolta' di Economia,
con "rappresentanze studentesche" in prima linea (dalla
Sinistra Universitaria dei DS, fino ai ciellini di Student Office),
di chiedere lo sgombero; risoluto l'intervento del rettore Calzolari,
mandante dello sgombero dell'AULA effettuato dalla Digos. Scelte
che portano nella vita universitaria il marchio indelebile di una
politica di continuita' con l'opzione legalitaria in voga nelle
politiche cittadine; la repressione come marchio distintivo dell'agire
politico del rettorato in continuita' con le scelte di sgomberi
di esperienze di autogestione nel tessuto cittadino; di questa estate
lo sgombero del Laboratorio del Precariato Metropolitano CRASH!
Politiche mirate allo spegnimento di ogni conflittualita' sociale,
politiche che ci privano di quanto ci siamo saputi prendere, che
completano il quadro di un'universita'-fabbrica in cui ogni energia,
ogni minuto speso nello studio debba essere necessariamente ricondotto
alla legittimazione dell'esistente, alla piu' becera razionalizzazione
dei processi di produzione, riproduzione e controllo.
Se da un lato l'astrazione del nostro lavoro di studenti ci imbriglia
nei tempi che per noi vengono costantemente dettati dall'alto, dall'altro
la privazione di spazi d'autogestione ci consegna al rigore delle
aule e al grigiore delle sale studio, ci costringe a cercare altrove
ambiti di socialita' che a forza viene fatta passare dai vari locali
del centro iper-militarizzato, come anche dai "divertimentifici"
della periferia, si diano o meno questi ultimi vezzi di cultura
alternativa.
Per questo sentiamo forte la necessita' di un luogo da cui ripartire
per la costruzione di autorganizzazione, contropotere studentesco,
e socialita' non mercificata, per dare continuita' a quello che
hanno significato le occupazioni di Lettere e Filosofia, Scienze
Politiche e Giurisprudenza, confluite poi nell'occupazione dell'AULA
di Piazza Scaravilli: ambiti in cui abbiamo saputo modellare su
tempi nostri le nostre esigenze, momenti di lotta capaci di restituirci
un ruolo primario nelle politiche universitarie.
L'iniziare a provvedere autonomamente alla soddisfazione dei nostri
bisogni, il tornare a discutere di come contrapporsi agli attacchi
che le nostre condizioni di vita quotidianamente subiscono, il conquistare
nuovi ambiti di comunicazione e espressione sono passi fondamentali
che dobbiamo saper muovere. In questa direzione va questo primo
foglio di comunicazione muraria, che di fatto inaugura una campagna
che miri all'ottenimento di spazi autonomi degli studenti in universita',
che sappiano coagulare le esperienze di lotta, che possano essere
luoghi di espressione di un immaginario altro e contro rispetto
ad un'universita' che, pur di massa, diviene sempre piu' luogo di
controllo di massa.
IL C.U.A. SI TROVA IN ASSEMBLEA TUTTI I
MARTEDI ALLE 17 IN ZAMBONI 38
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